Giuliano Ferrari nasce a Reggio Emilia nel 1962.
Dal 1985 è fotografo professionista e dal 1987 fotogiornalista iscritto all’albo.
Ha realizzato, per molti anni, reportage per la stampa locale e nazionale, preferendo inizialmente la fotografia in bianco e nero esprimendosi secondo la tradizione della fotografia neorealista italiana e, soprattutto, del delicato realismo umanista francese.
Al lavoro quotidiano affianca un’attività di ricerca personale dedicata in prevalenza al territorio ed alla gente d’Emilia, da cui sono nate diverse pubblicazioni ed esposizioni. Nel passaggio alla fotografia digitale sperimenta una visione meno documentaria e più fantastica del reale. Tiene corsi di fotografia, prevalentemente sul reportage e sulle dinamiche della fotografia di racconto.
Nel 1994 pubblica il suo primo libro”Biciclette”, dedicato alla città di Reggio Emilia e, l’anno dopo, “I giorni del Grande Fiume” dedicato ai comuni rivieraschi reggiani durante l’alluvione del Po del 1994. Nel 1996 realizza un reportage dedicato ad un ammalato di tumore esplorando il rapporto tra uomo e malattia, raccolto nel libro “Caro Guido”. Nel 1998 realizza il suo secondo libro dedicato alla città di Reggio Emilia, “Luoghi Comuni”, cogliendo il rapporto tra luogo e fruitore all’interno degli spazi pubblici.
Ha conseguito nel 2000, primo in Italia, la certificazione europea per la fotografia professionale di reportage (Qualified European Photographer) conferita dalla “Federation of European professional Photographers” e, sempre dal 2000, è giudice nazionale e internazionale nel conferimento di tale qualifica.
Nel 2003 si confronta con il racconto di tipo fantastico, unendo tecniche fotografiche tradizionali alla fotografia digitale per realizzare il volume “Canossa” dedicato alla storia della Contessa Matilde di Canossa.
Nel 2011, con una chiara visione d’autore, realizza le fotografie per il volume “Il patrimonio architettonico e ambientale nei paesaggi della bonifica” da cui la Bonifica dell’Emilia Centrale produce anche una mostra itinerante.
Sempre nel 2011 per la manifestazione “Fotografia Europea” organizza e fotografa 1000 persone vestite in modo da creare, in un’immagine finale, il tricolore italiano.
Nel 2011 la più importante rivista fotografica cinese “Photo Word” dedica alcune pagine al suo lavoro e l’anno successivo espone presso la Xinhua Gallery di Pechino un suo reportage.
Nel 2015 pubblica il libro “Grand Tour” edito da Gente di Fotografia, dedicato al paesaggio italiano tra stereotipi iconografici e nuovi linguaggi.
Progetti in galleria:
Impulsi
La Poetica del Quotidiano.
Nella sua ricerca Giuliano Ferrari fotografa oggetti d’uso comune e situazioni quotidiane al fine di creare immagini iconiche sulla vita di tutti i giorni, in cui un sottile umorismo si unisce ad una composizione formale.
Gli oggetti, privati del loro valore autoreferenziale ed inseriti in un’atmosfera nostalgica, ne acquisiscono uno prevalentemente emozionale.
Il fotografo utilizza il telefono cellulare come strumento di ripresa, cogliendo frammenti e suggestioni dal flusso del quotidiano, sviluppando una personale scala di valori estetici.
Le immagini realizzate sono formalmente e concettualmente connotate dalle rapide e sostanziali innovazioni tecnologiche di registrazione e condivisione.
Grand Tour
La scelta di lavorare sul tema del viaggio non era stata casuale, perché nella cultura europea, almeno dal Rinascimento, il viaggio in Italia era un modo di affrontare la conoscenza dei modelli culturali di riferimento: le rovine dell’antichità, la grande pittura rinascimentale, il paesaggio.
Viaggiare per conoscere, dunque; e la conoscenza non implica il semplice vedere, ma richiede l’impegno mentale di osservare criticamente per memorizzare, stimola gli interrogativi sulle cause e le conseguenze delle cose viste, conduce a confrontare le proprie esperienze con le nuove conoscenze.
Forse, è proprio per la consapevolezza di queste opportunità che Giuliano Ferrari ci propone oggi una ricerca fotografica sul medesimo tema ma con un titolo rievocativo, perché dal Settecento il viaggio in Italia era conosciuto con l’appellativo di “Grand Tour”, il “grande viaggio” per la sua importanza e perché costituiva un impegno prolungato come un corso di studi e solitamente durava un anno, o talvolta anche più.
Anche il Grand Tour di Ferrari, seppure eseguito con i moderni mezzi di comunicazione, che accorciano distanze e tempi di percorrenza, ha avuto una lunga durata, non soltanto temporale, ma anche concettuale. Infatti, è il risultato di molti anni di esperienza nel campo del reportage fotografico e rappresenta una maturazione nella concezione del discorso iconico, in concomitanza con un periodo d’intensa e rapida trasformazione tecnologica della fotografia.
Parafrasando MacLuhan si può affermare che nella fotografia contemporanea “la tecnologia è il messaggio”, giacché l’immagine digitale è (quasi) sempre il risultato della post produzione e non è più la traccia diretta di quanto si trovava davanti all’obiettivo.
In questa bulimia del ritocco, che parifica l’immagine fotografica a quella pittorica, poiché entrambe sono il risultato di una costruzione lenta e condotta consapevolmente, scompare il carattere fondativo della fotografia di reportage, costituito dalla sensibilità e dall’immediatezza visiva del fotografo e si riaffaccia l’abilità interpretativa e connotativa un tempo affidata al disegno.
Non si tratta, come potrebbe apparire a un osservatore superficiale o nostalgico, di una retrocessione della fotografia dalla libertà attribuita all’occhio tecnologico, per un ritorno alla schiavitù della mano. È invece il risultato di un progresso, vale a dire di un procedere in avanti delle conoscenze e delle possibilità tecniche, che richiedono un adattamento delle funzioni espressive e conoscitive da parte dell’uomo.
Immagini di Giuliano Ferrari sono state pubblicate sulle maggiori riviste di fotografia, ha esposto in mostre collettive e personali in Italia e all’estero.
Hanno scritto di lui: Marco Bastianelli, Valentina Truant, Paolo Barbaro, Mary Ellen Mark, Charles Henri Favrod, Laura Gasparini, Jean Claude Lemagny, Diego Mormorio, Sandro Parmiggiani, Romano Prodi, Massimo Mussini, Maurizio Rebuzzini, Jean Maurice Rouquette, Gèrard Bonnier, Enzo Carli, Jean-Luc Monterosso, Georges Vercheval, Roberto Mutti, Franco Vaccari, Lanfranco Colombo, Corrado Sevardi, Fausto Raschiatore, Luisa Ferrari, Philippe Arbaizar, Eric Bourgougnon, Stefano Gualdi, Maurizio Festanti.
Sue fotografie sono conservate presso: Cabinet des estampes de la Biblioteque Nationale de France, Parigi, museo Nazionale d’Arti Naif, Luzzara (RE); Fototeca della biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Civici Musei di Reggio Emilia, Archivio del Teatro Municipale Romolo Valli, Reggio Emilia, Museo del Po di Boretto, (RE), Associazione fotografica L’Incontro Immagine e Cultura, Samarate (VA), Musèe de la photographie à Charleroi, Belgio, Museo Nazionale di fotografia di Brescia.