NUOVO PROGETTO DI GIACOMO BRUNO: LAS PATRONAS
"Tre mesi in viaggio. Un concentrato straordinario di esperienze uniche e incontri indimenticabili.
Un’ultima esperienza per concludere il mio capitolo in Messico.
Un ultimo viaggio estenuante da Guadalajara a Cordoba, Veracruz, per raggiungere la meta finale nel mezzo della sierra messicana, Amatlan de los Reyes.
I racconti raccapriccianti, le storie e le avvertenze mi hanno tolto il sonno e l’appetito per due giorni. Fino all’ultimo ho considerato l’ipotesi di rinunciare, tornare indietro e non azzardare tanto. Un miscuglio di sensazioni e timori hanno pervaso il mio corpo senza lasciar trasparire uno spiraglio di serenità per affrontare il viaggio. In poche parole, paura.
Ad aspettarmi però, qui ad Amatlan de los Reyes,ho trovato il calore e l’accoglienza di queste incredibili donne che in centro e sud america sono famose col nome de Las Patronas.
è proprio qui, in questo pueblito sperduto nella natura selvaggia, che ogni giorno fa transito la Bestia, il treno merci che attraversa il paese da Sud a Nord. Il treno della morte, come lo chiamano i migranti che ogni giorno sfidano la sorte viaggiando su di esso senza la minima sicurezza, nelle più disparate condizioni atmosferiche, fronteggiando fame, sete, assalti delle pandillas (bande criminali), polizia migratoria, ma soprattutto stanchezza e sonno.
Il sogno, la speranza e il desiderio di un futuro migliore negli USA sono così grandi da spingere questi migranti a sfidare oltre ogni ragionevolezza la sorte. Lasciare il proprio paese, la propria casa, i propri cari per intraprendere un cammino che ha più probabilità di concludersi con il rimpatrio, con gravi mutilazioni o come più spesso succede con la morte, che con l’arrivo alla meta.
Sulla bestia i migranti viaggiano per giorni interi, e il terrore di perdere il proprio posto fa si che tentino l’impossibile per rimanere sui vagoni e non scendere mai, se non quando costretti per i controlli migratori o gli assalti delle bande, per le quali sono prede facili a cui sottrarre tutti i risparmi racimolati per la traversata.
l’unico sollievo per questi esseri umani in fuga disperata è incontrare lungo il viaggio persone di cuore e umanità come Las Patronas.
Ogni giorno dell’anno, dal 1995 ad oggi, qui ad Amatlan de los Reyes, questo gruppo volontario di 12 donne prepara bottiglie d’acqua fresca, cucina riso, fagioli e tortillas per centinaia di volti e anime disperate che una media di 4 volte al giorno si sporgono dai vagoni della bestia, sulle rotaie che portano a nord.
Il destino di ognuna di queste persone è incerto, nessuno di quei volti sarà riconosciuto domani e non si sa che ne sarà di loro. Ma un pasto appena cucinato è quanto di più prezioso si possa regalare per alleviare un po’ di sofferenza e dare una chance in più a questi uomini e donne di arrivare salvi alla tanto agognata meta.
Un “gracias madre” e un “Dios las bendiga” sono la ricompensa e il motore di tutto questo dal primo giorno in cui per la prima volta Norma e Bernarda Romero cedettero il loro pane e latte a un migrante affamato che attraversava il paese sui binari. Da quel giorno in avanti stare all’ascolto per sentire l’arrivo del treno è un appuntamento fisso quotidiano, così il disporsi a lato della via e lanciare ai migranti in corsa cibo e acqua.
Oggi sono qui con questi esempi di umanità e mi sento piccolo piccolo. Mi danno da mangiare e dormire, si preoccupano se ho mangiato a sufficienza e vogliono sapere come si comportano gli Italiani di fronte alla migrazione nel mediterraneo. Si preoccupano della sensibilità delle istituzioni e delle persone del mio paese che è a migliaia di km da qui. Fanno domande in continuazione, vogliono sapere tutto di come le persone aiutano queste anime in fuga. Non ho molte buone notizie da darle, anche se per fortuna Reggio Emilia, la mia città, ha la aurea reputazione di essere un passo avanti a tutte le altre sul tema accoglienza. In questi giorni dormo con ragazzi in fuga da miseria e guerriglia in Honduras, Nicaragua, San Salvador, Guatemala.. Mangio con loro, lavo i piatti con loro, condivido i sanitari con loro, ma soprattutto li guardo negli occhi. La parola migrante non ha nessun significato. é fastidiosa. Vedo persone identiche a me, la maggior parte coetanei. Ma è impossibile mettersi nei loro panni.
Ci provo, in questi giorni voglio fingermi loro, con 3 minuti per chiamare casa aspettando il proprio turno col telefono della casa, digitando un numero imparato a memoria a forza di ripeterlo a mente,lontano da tutti,senza niente, ma ringraziando per un tetto, un materasso e due pasti caldi al giorno.
Farò il pieno di questa esperienza con la promessa di imparare il più possibile.
Los sueños también viajan.
Anche i sogni viaggiano. "
Giacomo Bruno
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